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D.M. 28/11/2006 n. 308-stabilimento API Raffineria di Ancona S.p.A.; -area marina antistante lo stabilimento industriale estesa per 31 km dalla linea di costa; -area Aerdorica S.p.A. -Aerdorica deposito carburante N-E; -Aerdorica deposito carburante S-W; -area via Monti e Tognetti; -Liquigas; - ex discarica RSU; - Parrocchia San Rocco e S. Maria della Neve (campo sportivo con ceneri di pirite); - aree industriali dimesse: ex Liquigas (ora Area Aspio -stabilimento dismesso); ex industria chimica Bitumi; ex Vibrocementi; ex officina meccanica Gattini; area ex Montedison (ora Azienda Agricola Rocca Mare S.r.l., Del Poggio S.a.s. e Agricola 92 S.r.l.). L'area perimetrata ricade nel territorio del comune di Falconara Marittima (provincia di Ancona), dichiarato «Area di elevato rischio di crisi ambientale» ai sensi dell'art. 74 del decreto legislativo n. 112/1998. L'area marina perimetrata ha un'ampiezza complessiva pari a 1200 ha e si estende, partendo da Sud e risalendo lungo la costa in direzione Nord, dalla spiaggia antistante il sottopasso di via Monti e Tognetti fino allo stabilimento ex Montedison. Il sito industriale API, utilizzato fin dagli anni 40 per la raffinazione e il deposito di prodotti petroliferi è delimitato dal tratto terminale del fiume Esino, dal Mare Adriatico (ove insistono i terminal petroliferi), dalla S.S. 16 in prossimità dell'abitato di Fiumesino e dal quartiere residenziale Villanova. Occupa una superficie complessiva di circa 70 ha. Le tradizionali attività sono state recentemente integrate da un impianto di massificazione dei residui di lavorazione e produzione di energia elettrica mediante centrale termoelettrica a ciclo combinato (IGGC). L'area ex Montedison, attualmente di proprietà Azienda Agricola Rocca Mare S.r.l., Del Poggio S.a.s. e Agricola 92 S.r.l., è ubicata tra la ferrovia Bologna- Otranto e la S.S. Adriatica al km 285, si estende per una superficie di circa 20 ettari. Il sito è interessato da uno stabilimento industriale dimesso per la produzione di concimi fosfatici dove veniva trattata la fosforite con acido solforico (quest'ultimo era prodotto dall'arrostimento della pirite o da pannelli di zolfo) e da un'area di arenile prospiciente. L'area via Monti e Tognetti coinvolge una porzione di territorio di circa 1 ha ed è caratterizzata da un inquinamento da idrocarburi rilevato durante l'esecuzione di lavori per la realizzazione di un sottovia ferroviario. L'area Aerdorica S.p.A. si estende, all'interno dell'aeroporto di Falconara Marittima, per circa 4500 mq ed è stata adibita, durante le emergenze di guerra (Bosnia) ad attività di manutenzione e rifornimento aerei. L'area ex Liquigas è costituita da un ex deposito di idrocarburi con un'area di 3600 mq. Principali caratteristiche ambientali e situazione di inquinamento All'interno dello stabilimento API Raffineria di Ancona è presente una successione stratigrafica costituita da terreno di riporto, con spessore variabile tra 0.5 m e alcuni metri a lato mare, a cui seguono strati caratterizzati da estrema variabilità laterale e verticale (limi, argille, ghiaie) che si presentano sottoforma di lenti sovrapposte non collegate tra loro. Per buona parte dell'area in oggetto si è riscontrato un livello argilloso con soggiacenza variabile da circa 8 m nella zona di monte a circa 20-25 m nella zona lato mare. L'area è interessata da un acquifero freatico a soggiacenza variabile fra 1 m (all'interno dei bacini e grandi serbatoi nell'area recuperata dal mare) e 3 m. La presenza di livelli argillosi di potenza variabile tra 1 e 5 m consente una locale suddivisione dell'acquifero freatico. Le direzioni principali del flusso locale di falda sono verso il fiume Esino e verso il mare Adriatico. L'area di stabilimento è caratterizzata da un inquinamento da idrocarburi legato alle attività di raffineria. Suolo, sottosuolo e falda risultano fortemente contaminati da idrocarburi leggeri e pesanti, MTBE, metalli pesanti, IPA. Una vasta area dello stabilimento presenta prodotti in galleggiamento sulla falda. L'area ex Montedison è caratterizzata da depositi terrazzati fluviali di potenza variabile tra i 7 e gli 8 metri con presenza di falda freatica a circa 2 metri dal piano campagna in diretta interazione con le acque marine. In tale sito sono stati depositati nel tempo grandi quantità di rifiuti e scorie di lavorazione in particolari riconducibili a ceneri di pirite e residui fosfatici sono pertanto presenti inquinanti inorganici come arsenico, piombo, mercurio, rame, cadmnio oltre a solfati, floruri e fosfati. Costi di messa in sicurezza e/o bonifica Piano di caratterizzazione Per quanto concerne lo stabilimento API Raffineria di Ancona S.p.A. a seguito dell'approvazione in sede locale del piano di caratterizzazione delle acque di falda è stata effettuata la loro caratterizzazione nelle aree interne allo stabilimento. E' in corso di esecuzione una seconda fase di caratterizzazione che prevede la prosecuzione delle campagne di indagine delle acque di falda e un piano di investigazione per la caratterizzazione dei suoli (maglia 50\times 50 m). Per lo stabilimento ex Montedison è prevista una caratterizzazione con maglia 50\times 50 m (per un totale di n. 55 sondaggi e n. 16 piezometri). Progetto di messa in sicurezza e/o bonifica SITO DI SERRAVALLE SCRIVIA Comune - Località Serravalle Scrivia (Alessandria). Tipologia dell'intervento Bonifica e ripristino ambientale area industriale dismessa. Soggetto titolare/competente all'intervento Pubblico ai sensi del comma 9 dell'art. 17 del decreto legislativo n. 22/1997. Perimetrazione del sito Il sito di Serravalle Scrivia è stato inserito tra i siti da bonificare d'interesse nazionale con la legge n. 179 del 31 luglio 2002 (Disposizione in materia ambientale) ed è stato perimetrato con decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio del 7 febbraio 2003, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 12 aprile 2003. Descrizione del sito Il sito comprende l'area dello stabilimento ex Ecolibarna. L'area in questione ha una superficie di circa 70.000 mq ed è ubicata nel Comune di Serravalle Scrivia a circa 8 km dall'abitato di Novi Ligure. Il sito è stato attivo dal 1940, data in cui la Gastaldi Oli Lubrificanti S.p.A. dette inizio alle operazioni industriali di rigenerazione di oli minerali lubrificanti esausti tramite additivazione con acido solforico concentrato e precipitazione della parte idro carburica catramosa («melme acide») . L'area è stata già oggetto di un primo intervento di bonifica eseguito dalla ditta Castalia e gestito dal Dipartimento della protezione civile, che è ora praticamente fermo senza avere risolto completamente le problematiche presenti nell'area. Parte dei terreni interni ed alcune aree esterne allo stabilimento, segnalate dalla provincia di Alessandria, presentano, infatti, ancora una contaminazione diffusa a causa della presenza di rifiuti industriali, tra i quali melme acide. Piano di Caratterizzazione Nella Conferenza di servizi decisoria del 27 maggio 2003 è stato approvato il Piano di caratterizzazione redatto da Arpa Piemonte relativo all'insediamento industriale dismesso della ex Ecolibarna S.r.l. ed ex Gastaldi Oli Lubrificanti S.p.A. Relativamente alle diverse aree sono state già condotte in passato diverse indagini dirette ed indirette mirate a stabilire lo stato di contaminazione dell'area. Tali indagini hanno permesso di individuare zone di stoccaggio abusivo di rifiuti e presenza di surnatante sulle acque di falda, presumibilmente oli esausti, nella zona asfaltata e che raggiungono spessori pari ad un metro. All'interno del Piano di caratterizzazione sono stati previsti, in base alla tipologia di area, una serie di indagini geofisiche, perforazione di piezometri, sondaggi, pozzetti esplorativi, i quali permetteranno di raccogliere campioni di suolo, rifiuto e acque. Su tali campioni e su campioni di acque superficiali e di sedimenti prelevati dal Rio Negraro e dal Torrente Scrivia saranno condotte una serie di analisi chimiche volte alla determinazione dei contaminanti presenti in sito, tenendo come set analitico l'intera lista degli analiti riportato nella tabella 1, allegato 1 del decreto ministeriale n. 471/1999. Ordinanza di Protezione civile Con ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 30 luglio 2003 n. 3304, il sito di Serravalle Scrivia è stato commissariato ed è stato nominato quale Commissario delegato il sindaco di Serravalle Scrivia. La medesima ordinanza ha conferito il potere di approvazione dei progetti di bonifica al sindaco di Serravalle Scrivia - Commissario delegato. Messa in sicurezza d'emergenza A seguito delle valutazioni statiche e strutturali relative agli impianti ed alle strutture civili con amianto, il Commissario delegato - Sindaco del comune di Serravalle Scrivia, ha presentato una proposta di intervento di messa in sicurezza dello stabilimento Ecolibarna al fine di poter effettuare in sicurezza le successive operazioni di caratteriz-zazione e bonifica dell'area. Detta proposta prevede: 1) demolizione delle parti di edifici civili in precarie condizioni statiche e/o strutturali al fine di rendere prive di rischio le aree di lavoro; 2) interventi di bonifica da amianto sui serbatoi, sulle condutture di servizio e pipe-line, sulle coperture degli edifici civili; 3) smontaggio/demolizione dei serbatoi, delle condutture di servizio e pipeline. Sono state già realizzate le seguenti attività: -demolizione delle strutture pericolanti; -creazione di volumi confinati presso alcuni immobili ove sono presenti serbatoi con amianto; -abbattimento di alcuni serbatoi sopraelevati. LAGHI DI MANTOVA E POLO CHIMICO Comune - Località Mantova, Virgilio. Tipologia dell'intervento Bonifica e ripristino ambientale dell'area industriale, di aree lacustri (Laghi di Mantova e tratti del fiume Mincio) e delle relative sponde. Perimetrazione All'interno del perimetro definito dal decreto del Ministero dell'ambiente del 7 febbraio 2003, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 86 del 12 aprile 2003, sono presenti: -Stabilimento petrolchimico; -Industria metallurgica; -Industria cartaria; -Raffineria; -Area di deposito di sedimenti di dragaggio di aree lacustri e fluviali; -Aree lacustri e fluviali. Il sito comprende l'area del Polo industriale, dalle aree dei Laghi di Mantova, tratti del fiume Mincio e relative sponde, per una estensione di circa 20 Km^ 2 in gran parte ricompresa all'interno del Parco del Mincio. Principali caratteristiche ambientali e situazione di inquinamento L'area è attraversata dal fiume Mincio che in corrispondenza della città di Mantova forma tre laghi. La città è ubicata sulla sponda destra del fiume mentre su quella sinistra insiste il Polo chimico distante dal centro cittadino 2-5 km. I vincoli gravanti sull'area sono: 1) legge n. 431/1985 (Galasso) ; 2) Piano assetto idrogeologico (PAI) ; 3) Piano territoriale coordinamento del Parco del Mincio. Il sito è caratterizzato da una significativa vulnerabilità della falda, tale per cui il deposito non controllato sul terreno di rifiuti pericolosi costituisce un effettivo ed elevato rischio per le acque sotterranee. Numerosi rilievi a partire dagli anni '70 hanno evidenziato una contaminazione da metalli pesanti, principalmente mercurio, per le aree lacustri e fluviali e presenza di idrocarburi per le aree industriali. Problematiche del porto Il porto di Mantova è ubicato in località Valdaro sul canale navigabile Mantova- Venezia. La sua realizzazione consentirà lo svolgimento di operazioni di carico/scarico delle merci trasportate via acqua dai porti adriatici (consentendo una alternativa al trasporto via gomma) e l'imbarco/sbarco di passeggeri. La realizzazione del porto è stata suddivisa in quattro lotti, di cui il primo e parte del secondo sono già stati completati. E' stata realizzata la darsena, il collegamento idraulico tra darsena e canale navigabile, banchine verticali e sponde inclinate per uno sviluppo complessivo di circa 900 metri, piazzali pavimentati di movimentazione e stoccaggio merci per 50.000 m^2, un capannone, un magazzino ed una palazzina adibita ad ufficio. I lavori del 2° lotto prevedono ampliamento del porto con realizzazione di nuovi piazzali, una strada di collegamento con il lotto precedente e la fognatura. Preliminari alle opere di urbanizzazione, sono i lavori di sbancamento con i quali è necessario rimuovere 400.000 m^3 di terreno al fine di colmare i sei metri di dislivello esistenti tra piano campagna e quello del porto. La movimentazione di tale terreno ha portato al rinvenimento di due discariche, all'interno delle quali sono stati stimati 20.000 m^3 di rifiuti stoccati (prevalentemente copertoni e materiali di demolizione). Nell'agosto 2002, durante i lavori di riprofilatura di un argine è stata rinvenuta una terza discarica. Dai primi sopralluoghi effettuati sembrerebbe contenere circa 40.000 m^3 di rifiuti di origine industriale contenuti in fusti. Una prima ricostruzione storica dell'area indica presenza di una passata attività di cava, perciò tali ritrovamenti portano ad ipotizzare che buona parte delle aree di Mantova Valdaro sulle quali sono in corso e dovranno essere effettuati lavori di scavo, è stata utilizzata in passato dapprima come area di cava per l'estrazione di materiali inerti per l'edilizia e successivamente per lo stoccaggio di rifiuti anche di origine industriale. Pertanto, prima di procedere alla infrastrutturazione delle aree previste come espansione del Porto Valdaro, dovrà essere caratterizzata da un punto di vista ambientale ed almeno in parte bonificata. Indagini epidemiologiche Al fine di valutare i rischi igienico/ambientali legati al sito di Mantova è stata istituita una Commissione nazionale per lo studio della situazione igienico ambientale. Gli esiti dello studio condotto dalla Commissione hanno evidenziato preoccupanti dati di natura epidemiologica. I dati ambientali non sembrano allo stato evidenziare una situazione di contaminazione altrettanto preoccupante, tuttavia gli stessi membri della Commissione concordano sulla necessità di approfondire le indagini ambientali con un approccio molto più sistematico soprattutto per quanto attiene la matrice suolo e sedimenti. Dal rapporto suddetto si evince che la casistica dei STM (Sarcomi dei tessuti molli) relativa alla provincia di Mantova negli anni 1989-1998 si caratterizza in primo luogo per un'elevata frequenza di sarcomi di Kaposi, anche escludendo i casi HIV positivi. L'esame dell'incidenza dei sarcomi di Kaposi per area geografica subprovinciale, mostra valori particolarmente elevati nel territorio di Viadana e comuni limitrofi. Costi di messa in sicurezza e/o bonifica Da una prima stima, i costi per tali interventi ammontano circa a 300-500 miliardi di lire. Piani di caratterizzazione Per quanto riguarda le aree del Polo industriale, ad oggi, EniChem, IES e Polimeri Europa hanno presentato i Piani di caratterizzazione delle relative aree di proprietà. Relativamente alle aree lacustri e fluviali è stato presentato solo il Piano di Caratterizzazione per una piccola area (Conca di Valdaro) su cui insiste un progetto per la realizzazione di una conca di navigazione. Progetti di messa in sicurezza e/o di bonifica E' stato approvato con prescrizioni il Progetto preliminare di bonifica della darsena ex-Enichem e della costruzione della conca di navigazione di Valdaro oltrechè il Progetto preliminare di bonifica dell'area R1 dello Stabilimento Syndial S.p.A. ORBETELLO - AREA EX SITOCO Comune - Località Orbetello (Grosseto) . Tipologia dell'intervento Bonifica e ripristino ambientale dell'area. Perimetrazione L'area inclusa nell'elenco dei siti di bonifica di interesse nazionale, di cui all'art. 1, comma 4 della legge 9 dicembre 1998 n. 426, ed all'art. 14, comma, lettera p-decies della legge 31 luglio 2002 n. 179 «Disposizioni in materia ambientale», è stata perimetrata, ai sensi dell'art. 1, comma 4 della legge 9 dicembre 1998 n. 426, con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio del 2 dicembre 2002. L'ex stabilimento Sitoco situato lungo la riva orientale della laguna di Orbetello, ha una superficie di circa 12 ha, mentre l'area perimetrata a terra è di circa 64 ha. Nel perimetro del sito è stata anche inserita una porzione significativa della Laguna di Orbetello, antistante lo stabilimento, di circa 271 ha. L'impianto, ora dismesso, di proprietà prima di Montecatini, poi Montedison e quindi Sitoco (Federconsorzi), dall'aprile 2004, è di proprietà della Soc. Laguna Azzurra S.r.l. Lo stabilimento ha da sempre operato nella produzione di fertilizzanti granulari di tipologia altamente solubile, con diverse concentrazioni di azoto, fosforo e potassio. Il processo produttivo impiegato per circa mezzo secolo, può essere sintetizzato come produzione di fertilizzanti chimici a mezzo di attacco di materie prime con acido solforico, prodotto nello stesso stabilimento a partire dalla pirite con il sistema delle camere a piombo. Le ceneri di pirite prodotte durante gli anni di lavorazione sono state accumulate nei terreni circostanti lo stabilimento e nell'area lagunare contigua all'impianto, nonchè utilizzate come materiale per la realizzazione di stagni, attraverso la costruzione di argini alti fino a circa 2 metri. Successivamente negli anni '70, cessata la produzione di acido solforico, lo stabilimento ha proseguito l'attività con la produzione di fertilizzanti a base fosfatica; acquisendo dall'esterno l'acido solforico o nitrico che veniva utilizzato per attaccare la fosforite, precedentemente macinata e polverizzata, ottenendo un impasto che, dopo la fase di maturazione (sezione di processo denominata «cantina») e granulazione (sezione di processo denominata «granulazione»), veniva inviato all'insacco ed alla distribuzione. Le fonti di contaminazione associate a questo tipo di attività sono: ceneri di pirite e pannelli di zolfo, che costituiscono il residuo dei forni, accumulato nel corso del tempo nei terreni circostanti e nell'area lagunare contigua; cenere amorfa, accumulata in passato nell'area nord e nord-est della zona industriale; fluorosilicati e fanghi di chiarificazione, residui dell'abbattimento ad umido dell'aria calda proveniente dalla fase di maturazione e utilizzati anch'essi quale riporto nell'area antistante la laguna. Principali caratteristiche ambientali Dal punto di vista geologico, l'area in oggetto fa parte della fossa tettonica formatasi dopo il Miocene superiore, con direttrice corrispondente alla valle di Collecchio. In passato, a partire dal Pleistocene, la laguna è stata soggetta ad una serie di emersioni ed inondazioni collegate con le oscillazioni eustatiche del livello del mare, con la formazione di depositi di origine continentale e depositi di origine marina. Si riscontra pertanto un'alternanza di depositi sabbiosi e limo sabbiosi (strato più superficiale) e depositi argillo-limosi e limo-argillosi. Quest'ultima formazione è continua, di spessore variabile da 2 a 5 m, riscontrabile a profondità variabile da 0.5 m a 5 m. Per quanto riguarda l'inquadramento idrologico, l'area circostante lo stabilimento Sitoco ricade nel lato di sinistra del fiume Albenga. L'area in oggetto, sembra essere interessata da due falde idriche, una superficiale dovuta alle acque di percolazione e l'altra più profonda condizionata dalle acque piovane che ricadono nell'ampio bacino imbrifero. L'idrologia superficiale è regolata dal fenomeno del ruscellamento e dalla presenza di un fosso situato ai confini lato ferrovia e dalla laguna. La diversa profondità alla quale si è rinvenuta la presenza di depositi semiimpermeabili, il diverso spessore, la presenza del fosso (lato ferrovia) e della laguna (lato Ovest), condizionano l'andamento dei livelli piezometrici. Piano di caratterizzazione Le indagini ambientali pregresse, condotte negli anni dal 1995 al 2003, hanno evidenziato che: |
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